Non bisogna fare l’abitudine al cielo, ma che bello volare!

Non bisogna fare l’abitudine al cielo ma che bello volare!

A sei anni su un quaderno a quadretti ho scritto “Storia di Marco” il mio primo libro, lungo giusto due paginette colme di errori.

Perché si scrive?
Me lo sono chiesto e credo che la risposta non sia: perché non si ha di meglio da fare.

Mi rivedo bambina, mio padre era morto, mia madre lavorava e io vivevo con i nonni in una casa di ringhiera.

Quando lo racconto, a casa, mi chiamano dolce Remì, per prendermi in giro.

Sta di fatto che in quel condominio antico di bambini per giocare non ce n’erano e io non trovavo di meglio da fare che legare un tappo con una matassina di lana e farlo scivolare giù dal balcone, lasciarlo dondolare e poi tirarlo su.

Visto il sollazzo un po’ imbecille e probabilmente preoccupato per il mio quoziente intellettivo, mio nonno mi regalò un libro. “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno”.

Ricordo ancora le risate per le trovate del contadino dalle scarpe grosse e il cervello fine.

Con i libri è stato amore a prima vista. Mi hanno aperto un mondo a colori. Ho pianto per la piccola fiammiferaia e mi sono innamorata di una tipa (non ricordo più il nome) che viveva tra le nuvole. Scivolava sui tetti rossi delle case e rubava vasi di rose rosse che portava con sé per dare colore alle nuvole grigie gonfie di pioggia.

E poi scrivevo, perché i libri regalano emozioni e mettono in testa tante idee. Scrivevo anche sulla carta delle caramelle.

Da allora ne sono passati di giorni, a bizzeffe. Quasi non li conto più.

Ma non ho smesso di scrivere e di coltivare un sogno. Quello che voi, miei lettori carissimi, avete reso reale.

Lo dico a voce bassa, perché ho paura di svegliarmi (ho provato anche a pizzicarmi!). Pare sia vero. Sono in vetta. Prima!!! Ho battuto anche Mister Grey e le sue perversioni sessuali. Persino Camilleri!

Ovvio non durerà. Passi per Grey ma gli altri sono dei miti ai quali mi accosto con grande deferenza.

Però, durasse anche un solo secondo è successo.

E allora è proprio vero, che bisogna lottare per quello in cui si crede, anche se si accarezza un sogno troppo grande.

Lo so, non durerà, ma è successo e tanto mi basta.

Del resto non bisogna fare l’abitudine al cielo, ma volare è bellissimo.

GRAZIE!!!

 

 

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