Alla faccia delle babbione

martedì, settembre 12, 2017 1 , , , Permalink 1

Alla faccia delle babbione

 

 

Mi chiamo Andreina ho 85 anni e vivo in una casa di riposo. Sia chiaro, non è per sempre . Mio figlio ha avuto qualche problema, ultimamente . Da tre anni a questa parte ha una nuova moglie. La prima, una ragazza meravigliosa, purtroppo se l’è portata via un brutto male, in quattro e quattr’otto. Da un giorno all’altro ha iniziato a dimagrire, fino a ridursi a un lumicino. Si è come consumata, fino a che si è spenta. Una disgrazia terribile dalla quale risollevarsi è stato difficilissimo. Dario in particolare, mio nipote, ne ha sofferto tantissimo. Si sa, una madre non dovrebbe mai mancare, anche se suo figlio ha già compiuto vent’anni. E’ un’età ingrata la sua. Il ragazzo si sente un uomo ma non lo è ancora così non può manifestare tutta la sua fragilità e si ripiega su sé stesso. Suo padre, mio figlio Ernesto, dal par suo, era come un pesce fuor d’acqua, la moglie aveva sempre pensato a tutto, lui tornava dal lavoro ed era servito e riverito come un re. La solitudine deve avergli portato cattivo consiglio. Ha trovato una nuova compagna e in men che non s dica si è risposato. Buon per lui, l’importante è che sia felice. Il problema è che la nuova moglie è sempre stata una single convinta. Nessun matrimonio precedente, niente figli, nessuna attitudine, a mi o avviso, alla vita famigliare. Era un’individualista, lo è ancora. E’ entrata nella vita di mio figlio, nella sua casa, con la baldanza e l’aria da padrona. Ha subito cambiato i mobili, l’organizzazione della casa e tutto quanto poteva. Ci sta. Noi donne siamo le regine della casa ed è giusto disporre del proprio regno come meglio si crede. A me interessava solo che mio figlio stesse bene in questa nuova dimensione e così, fino a prova contraria, è. Quello che non riesce a trovare la quadratura del cerchio invece è Dario. Quella donna non gli piace, non sopporta che abbia preso il posto che era di sua madre. Ci sarebbe forse voluto, da parte della signora, un po’ di tatto in più, ma posso capire, lei non è mai stata madre ed è difficile far breccia nel cuore di un ragazzo che invece, per partito preso, le rema contro. Ma i grandi, si sa, sono stati piccoli e possono capire mentre non si può chiedere ai piccoli di manifestare una maturità che ancora non hanno. Morale della favola in casa di mio figlio ben presto è stata guerra. Una guerra tra matrigna e figliastro. Le guerre fredde per me sono le peggiori. Sono come certe polveri sottili che apparentemente sono innocue e che invece, una volta penetrate nell’organismo, fanno danni enormi. La parte peggiore, in mezzo a tutto credo sia toccata a mio figlio. Da una parte c’era la sua nuova compagna, la persona con la quale progettava di ricostruirsi una vita, dall’altra l’unico suo figlio, un ragazzo appena rimasto orfano e molto sbalestrato. In questo difficile contesto mi sono inserita anche io. Sono sempre stata una donna indipendente. E’ chiaro ho la mia età ma avevo una mia casa e grazie a Dio riuscivo ancora a badare a me stessa. Facevo la spesa da me, cucinavo e quant’altro. Ho una pensione discreta, niente di che, non sono certo ricca, ma quanto avevo mi bastava. Poi, purtroppo, la situazione è precipitata. Un giorno, alzandomi dal letto sono inciampata nella coperta e mi sono spezzata un femore. Ero sola in casa. Non so ancora come, con grande fatica. sono riuscita a trascinarmi fino al telefono e a chiamare mio figlio. Mi hanno portata subito all’ospedale e lì la seconda doccia fredda. Non bastava un semplice gesso, mi hanno dovuta operare. Un vero calvario, ricordo quei mesi come uno dei periodi più brutti della mia vita. Naturalmente mi sono ripresa ma c’è voluto un sacco di tempo e purtroppo ho dovuto fare i conti con il nuovo stato di cose che si era venuto a creare.

<Mamma ti rendi conto anche tu che non puoi certo stare sola, non per il momento, per lo meno. Abbiamo provato a cercarti una badante ma la questione è più seria di quanto si può pensare. Tu hai bisogno di assistenza 24 ore su 24 il che significa tre turni di otto ore l’uno. Dovremmo pagare tre stipendi e non possiamo certo permettercelo. E poi ci sono i sabati e le domeniche, le feste comandate. Anche le badanti hanno diritto a dei giorni di riposo secondo quanto disposto dalla legge>. Guardavo mio figlio negli occhi ma lui non riusciva a sostenere il mo sguardo e parlava troppo in fretta. Per un attimo ho pensato che mi proponesse di andare a casa sua ma no, non poteva essere così. Infatti. <Non c’è che una soluzione mamma, anche se temporanea. Devi andare in una casa di riposo>. Ecco, finalmente aveva sputato il rospo. Sottotitolo: ‘sei una babbiona ed è meglio se ti ritiri in buon ordine’. Certe situazioni si devono provare. Io sono vecchia, nella mia vita ne ho passate tante. Ho visto la guerra, sono scappata durante i bombardamenti, ero solo una ragazza ma li ricordo ancora. Ho sofferto la fame e anche dopo l’8 settembre la vita non mi ha risparmiato le sue prove. Mi sono sposata poco più che vent’enne e dopo tre anni avevo già un bambino. Ne avrei voluti altri, mi sono sempre piaciute le famiglie numerose ma non è stato possibile. Mio marito era un ingegnere dell’ enel. Di solito non operava direttamente sugli impianti ma spesso il destino ci mette lo zampino . Tutto è successo un giorno che c’era un nuovo ragazzo di turno, era poco più che un bambino, un neo assunto. Mio marito si è messo al lavoro per aiutarlo e non si sa come è rimasto attaccato alla corrente. Una scarica da non so quante migliaia di volt. Praticamente è morto sul colpo. Era il mio grande amore. Non ne ho avuti altri. Mi sono dedicata completamente a mio figlio. Ero casalinga e invece sono tornata al lavoro. L’enel, per fortuna mi ha assunta. Almeno quello. E poi avevo paura di dare un nuovo padre a mio figlio e se non gli avesse voluto bene? Non me la sono sentita di correre il rischio. Insomma, per farla breve ho cresciuto mio figlio da solo, ne ho passate tante ma non avrei mai pensato di finire la mia vita così, in un ricovero per anziani. Certo capisco tutti i vari problemi ma è una cosa dura da digerire. Ho preteso però di conservare la mia casa. Nella casa di riposo ogni giorno faccio riabilitazione. E’ dura. Mi pare di fare passi da formica però, anche se con grande fatica e con l’aiuto di un trepiede lentamente sto ricominciando a camminare. Mio figlio mi ha lasciato un cellulare. <Così quando hai bisogno ci chiami>, mi ha detto. A me sembrava una diavoleria, ci ho messo un bel po’ per capire come funziona. Adesso però telefono a tutti. Alla mia amica Caterina che abita vicino a me e a mio nipote Dario, soprattutto. Ho l’impressione che si senta ospite a casa sua, non è una bella cosa. La settimana scorsa Ernesto mi è venuto a trovare. <Sai mamma sono venuto oggi perché tra quattro giorni parto>. <Parti? E dove vai?> gli ho domandato. <In Messico con mia moglie, quando ci siamo sposati non abbiamo fatto una vera e propria luna di miele, adesso, complici le vacanze natalizie possiamo permetterci di fare un bel giretto>. <Ma è natale>, ho ribattuto, non pensavo tanto a me anche se lo confesso, mi ero illusa che per lo meno per le feste mi portassero a casa loro, magari anche solo per qualche giorno. A preoccuparmi era soprattutto mio nipote. <E Dario?> ho chiesto. <Resta a casa> Ernesto mi ha detto serafico. <Del resto ormai è un uomo, può certo badare a se stesso, almeno per quindici giorni>. Come no? A natale, da solo. Un uomo. A 23 anni? Avrei avuto questo e molto altro ancora da obiettare ma sarebbe servito a poco. Conosco bene mio figlio, quando prende una decisione è quella, non ci sono santi. Allora gli ho dato la mia benedizione e l’ho salutato.

<Fai buon viaggio>, gli ho detto e non gli ho chiesto neppure di salutarmi Renata, la sua nuova compagna. In fondo posso ammetterlo. Non mi piace proprio. Credo sia una donna fredda ed egoista. A quanto pare i due sono partiti ieri. Mio nipote me l’ha confermato al telefono. Aveva una voce strana, tristissima. E’ stato allora che mi è venuta l’idea. La casa di riposo non è poi un posto terrificante. Si fanno anche degli incontri, nascono delle amicizie. In particolare ci sono due ragazze del 1929, praticamente quasi mie coetanee con le quali ho legato molto. Loro non hanno situazioni economiche brillanti. La casa di riposo è l’unico rifugio che si possono permettere, anche se sono ancora molto arzille. Ines non ha mai avuto figli, Rachele invece ne ha uno soltanto che però vive all’estero. <E se andassimo a farci natale a casa mia?> ho proposto loro. Ovviamente si sono mostrate entusiaste. L’idea di un pranzo di natale in refettorio ci atterriva tutte. Ci serviva un complice, però. Per questo ho telefonato a Dario. Gli ho detto che avevo bisogno di parlargli. Non si è fatto pregare. E’ un bravo ragazzo. L’ho trovato dimagrito. <Cosa c’è che non va?> gli ho chiesto. <Lo sai, ‘lei’ mi tratta come un ospite e si sa che l’ospite è come il pesce e dopo tre giorni puzza>, ha sorriso amaro. <Ho deciso di lasciare l’università. Appena trovo lavoro mi affitto un buco e me ne vado. Mi ha fatto davvero pena. E la soluzione mi è venuta subito. Gli ho spiegato che con le mie amiche avevamo pensato di farci il natale a casa. <Mi sembra un’ottima idea>, ha detto lui. <Però tu devi farci da tassista>. <Come vuoi nonna, conta pure su di me>. <Ci devi fare la spesa e ovviamente sarai nostro ospite a Natale>. All’inizio mi pareva un’idea balzana. Poi però mi ci sono affezionata Da tre giorni sono tornata a casa con le mie amiche e domani è il 25 dicembre. La mia casa è decisamente grande. Una vera e propria piazza d’armi. La comprò mio marito tanti anni fa. Allora progettavamo di avere un sacco di figli per cui le stanze si sprecano. Ho dato alle mie amiche la camera in fondo al corridoio e ho chiesto a mio nipote di trasferirsi da me, almeno per questi giorni, tanto c’è ancora una stanza libera. <Ho bisogno del tuo aiuto>, gli ho detto. In realtà le mie amiche ed io ce la caviamo benissimo. Ci divertiamo come pazze in cucina. E’ incredibile come manchino anche le cose più banali. Da tempo non cucinavamo più. ‘Mettere le mani in pasta’ ci è sembrata una grande libertà. Abbiamo cucinato per un reggimento ma va bene così. Mio nipote è la nostra cavia, lo stiamo rimpinzando e io comincio ad accarezzare un’idea. Perché no? Siamo tre arzille vecchiette e un giovanotto. Chi ci ammazza a noi? Con tre pensioni da sommare possiamo anche permetterci una badante che ci tenga pulita casa e ci aiuti per tutto quello che ci serve. In più mio nipote potrebbe venire a vivere qui in pianta stabile. Altro che lasciare l’università. Non ha più una madre? Avrà tre nonne. Non è male come progetto. Domani, dopo lo scambio dei regali glielo dico.

1 Comment
  • Caterina
    settembre 12, 2017

    Ma che meraviglia Elvia! Sono emozionata e incantata. Grazie per questa storia, questo entusiasmo, questa speranza e questo amore! Grazie

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