Dimenticare un amore
“Avevo sempre pensato a Mauro come a un uomo forte, non lo avevo mai visto in lacrime, neppure al funerale di sua sorella. Questo, più di ogni altra cosa, i suoi occhi nudi di uomo, mi hanno fatto pensare che tutto, davvero, finisce. Gli sono andata vicino. Ci siamo abbracciati. Non l’ho mai sentito così mio. Anche se è assurdo dirlo, è stato un bel momento, l’ultimo tra noi. Struggente come solo un addio può esserlo.”
Tratto da Lasciami contare le stelle
Abbiamo tutti un amore da dimenticare.
Io avevo quarant’anni, mi trovavo in un’aula di tribunale fredda e asettica, e guardando quello che a breve sarebbe diventato il mio ex marito ricordavo tutto. Il primo bacio e quel pomeriggio in cui lui mi aveva spogliata, con le dita incerte. Il giorno del matrimonio, la promessa di stare insieme, nella buona e nella cattiva sorte, per sempre.
E invece adesso ero in piedi, davanti a qualcuno che stava per apporre la parola fine sulla nostra storia d’amore, siglandola con tanto di marca da bollo.
Ma può un timbro cambiare le carte in tavola? Come farà a strapparmi lui dal cuore, dai pori della pelle, dove sembra essersi annidato anche il suo odore? Siamo stati complici, nelle risate e nel riso scotto che stavo imparando a cucinare.
Ricordavo anche tutte le bugie, gli impegni sempre più pressanti, le sere sola: poi gli avevo trovato quella foto.
Il cretino l’aveva nascosta nel cassetto della biancheria sotto i boxer. Una ragazza, il suo sorriso e dietro quelle parole: “che notte meravigliosa”.
“Te la faccio ingoiare io la notte meravigliosa!” avevo pensato.
E invece poi ero stata zitta. Avevo cominciato a spiarlo, però. Stava ore in bagno, aveva anche cambiato profumo, si era comprato dei jeans nuovi: bianchi. Bianchi ?? A chi credeva di darla a bere? – avevo realizzato – Era così chiaro che si era innamorato. Gli uomini sono innocenti come bambini. Sia chiaro, bugiardi, schifosi e vigliacchi, rubano la marmellata e nascondono le dita dietro la schiena e se li becchi ribattono: “Chi io?” E lo dicono con la bocca ancora tutta impiastricciata. Avrei voluto inchiodarlo con le prove, come un commissario fa con l’assassino. Invece mi ero detta che la cosa più furba, l’unica strategia, sarebbe stata lasciargli fare indigestione di ‘lei’ e aspettarlo al varco. I fatti hanno dimostrato, invece, che come stratega non valgo granchè. Dopo mesi trascorsi a mangiarmi le dita e ad aspettare che rinsavisse ho capito che invece c’era sempre più dentro, e ho invertito marcia. Ho vuotato il sacco e gli ho chiesto di scegliere: lei o me. Ci eravamo sposati giovanissimi e adesso avevamo due figli, una delle quali piccolissima. Avevamo troppe cose in comune, un mondo intero. La scelta mi pareva scontata. A fiuto, invece, ero peggio di un segugio con la rinite cronica e la museruola: ma quale scelta scontata? Il fedifrago ha fatto armi e bagagli e se n’è andato.
Punto e a capo.
“Le cose finiscono davvero”. Succede. Al momento sembra la fine del mondo. La fine di tutto. Niente pare più avere senso. Non è così.
L’importante è capirlo: le cose finiscono davvero.
E ne nascono altre. D’inverno gli alberi perdono linfa e foglie, sembrano rami secchi e stecchiti, tristi e nudi, contro il freddo più intenso. Eppure torna la primavera, nascono nuovi butti, foglie d’un verde tenero e fiori profumati.
Non è stato per la carta da bollo, che l’ho dimenticato. Ha fatto tutto lui, da solo: si è dimenticato dei figli, non gli ha mai passato un centesimo di alimenti e adesso lo vedo per quello che è: un disgraziato, immaturo e irresponsabile, egoista. Meglio perderlo che trovarlo.
Dopo aver giurato a me stessa – mai più – sono passata oltre.
Ho un altro amore, non so se sarà per sempre, non me lo chiedo.
Prendo quello che arriva. E non è un compromesso.
E’ la libertà. Di amare ed essere amata, finché dura. La vita deve essere vissuta, con annessi e connessi.
E’ sera, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Cammino lungo la spiaggia. L’acqua è ancora fredda, i piedi sono intirizziti, ma il mare sta già prendendo i colori dell’estate. Ne sento il profumo. Adoro nuotare, il mare lava i pensieri, mi fa sentire come una ragazzina e se un tempo mi serviva il salvagente ora ho imparato a stare a galla.
Cammino, con la musica dell’MP3 a tenermi compagnia e mi sento felice.
Per tutto e niente.
Così, senza ragione.
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