Cronaca semiseria della mia ultima notte a Parigi (con foto)

Cronaca semiseria della mia ultima notte a Parigi (con foto)

 

Sarà che non ho più vent’anni, ma tutte le volte che devo partire per Parigi per lavoro, lo faccio a fatica, strascicando la valigia. Nessuna voglia di affrontare il viaggio, tanto meno un TSV .

E poi arriva l’ultima sera, dopo ore e ore in piedi davanti alla telecamera (ma perché a Parigi non si usano gli sgabelli come in Italia?), sui tacchi alti (aiuto!), finalmente posso tornare in albergo.

Medito di sgranocchiare qualche grissino e mettermi a dormire, ma poi ci ripenso. E che diavolo, è l’ultima sera, fuori sta esplodendo una dolce notte parigina e io mi faccio vincere dai piedi doloranti? Giammai.

Così eccomi in strada. Io, che ho sempre faticato ad andare da sola anche in un bar (e figuriamoci al ristorante), finisco in un trani, con giovani musicisti, a mangiare couscous e zuppa di lenticchie IMG_6951su un tavolino scrostato. Il bassista parla di progetti, credo sia un sognatore, magari vuole cambiare il mondo, proprio come me quando avevo la sua età.IMG_6952

Vado a pagare, faccio amicizia con il proprietario che avrà ottant’anni e mi fa una ricevuta scritta a mano . “Diner 10 euro, recita. Come potrò mai scaricarla? PazienzIMG_6955a, l’uomo è tenero, con questo suo locale fuori tempo, dove sono tutti giovani tranne lui, che però ha un sorriso aperto, ancora aperto, al mondo, sempre.

E poi ritorno verso l’albergo, in questa notte così dolce, lungo il fiume, dove incontro, innamorati, innamorate e gruppi di giovani.

Sarebbe bello scambiare i miei sessanta, con i loro pochi anni, scoprire che sapore ha il primo bacio d’amore, sotto questo cielo pieno di luce.

Parigi è piena di giovani che riempiono le strade. Finalmente non hanno voglia di rimanere a casa, davanti al computer, al telefonino o alla tv. Preferiscono la vita vera, gli incontri guardandosi negli occhi, il vento che sfiora i capelli, il cielo che ti entra dentro, il profumo di fiori nell’aria. Due ragazzi di colore giocano a palleggiarsi una bottiglia di plastica e a me torna in mente un’antica canzone : “Rotola, rotola, rotola, gira rimbalza e rotola, tu fai girare il mio cuore come fosse un barattolo, senza nessuna pietà, come questo mio amore inutile, come mai finirà … “ ll senso più o meno era questo … una canzone degli anni ’60 … un po’ passata come me. Sì sarebbe bello avere 18 anni o forse no … è ancora più bello a 60, quando la vita fugge veloce e ne comprendi finalmente il valore. Come al tramonto di un giorno di vacanza, quando assapori la dolcezza di un istante che già non c’è più. Mando qualche foto al syrio boy. Commenta: “mi piacerebbe essere lì”. Rispondo: “tu n’est pas ici, ma tu es partout” … non sei qui ma sei dappertutto … In fondo è vero.

Un ragazzo mi viene incontro, mi dice :”que tu est mignonne” che nonostante suoni male non è una cattiva parola, significa: “come sei carina!” E’ schifosamente giovane e deve avere bevuto qualche birra di troppo. E’ evidente.

Mi dirigo verso l’hotel, i piedi doloranti giurano vendetta, tutto finisce, anche quest’ultima notte parigina, così piena di giovani vite, con una promessa d’estate nell’aria e morsi di poesia appiccati ovunque, ad ogni angolo di strada, pietra o quartiere … All’ombra di un lampione un clochard, seduto per terra, si gode il suo scampolo di vita … forse è felice o malinconico, vai tu a sapere …IMG_6975Adieu Paris!

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