Nostalgia canaglia

Nostalgia canaglia

 

Ho nostalgia di certe mattine di Pasqua, tutti nel lettone, a ‘martellare’ le uova con il cucchiaio di legno. Un pezzetto di cioccolato ognuno da lasciare sciogliere piano piano.

Il sapore di quel cioccolato è così dolce nei ricordi.

“Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti. L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo”.

Mi ripeto questa poesia di Gibran, scandendo bene le parole.

L’arco deve rimanere saldo, lo so e guardare la freccia che se ne va, spiarne il volo e lasciarla fuggire.

Era solo ieri e i miei figli erano bambini, a saltare sul lettone. Bisognava ‘arginare’ il loro entusiasmo.

Come vola il tempo, più delle frecce, che non riesci a seguire con gli occhi che sono già lontane, perse nel cielo della vita.

Ho nostalgia del loro amore incondizionato, che non giudicava.

Domani apriremo le uova a mezzogiorno e non sarà la stessa cosa.

E che nostalgia, per quelle labbra colore del cioccolato, per quel lettone che era troppo stretto.

Buona Pasqua ragazzi miei chissà se anche a voi, talvolta, la nostalgia chiude la gola …

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